I partigiani nei campi di concentramento 2

Nel volume di Edio Vallini “Operai del Nord”, edito nel 1957, abbiamo ritrovato la testimonianza di Angelo C. (non meglio identificato e ancora adesso non identificabile) che, all’unisono con quanto scritto da Secchia e Moscatelli, riporta le notizie apprese a suo tempo in Svizzera, dove anche lui si era rifugiato ma aveva avuto un trattamento diverso da quello riservato ai garibaldini.

Nel settembre del ’44 c’è stata l’occupazione dell’Ossola e vi ho partecipato anch’io, poi quando è venuto il rastrellamento io mi sono ritirato in Val Formazza e da lì sono andato in Svizzera. Sono rimasto all’ospedale del campo di concentramento di Bellinzona e lì sono stato operato di nuovo, perché la pallottola era rimasta dentro e premeva sul nervo sciatico. Il medico che mi visitava mi ha chiesto se ero di Moscatelli, gli ho risposto di no, di essere della Beltrami. “Non sei comunista?” mi chiese il medico. “No, non sono comunista di idee”: “Allora ti consiglio di non andare coi garibaldini, ma piuttosto con quelli della brigata Di Dio”. Infatti ho visto che gli svizzeri erano dei veri farabutti con i garibaldini, li provocavano in tutti i modi, anche la popolazione era stata aizzata contro i comunisti e gli voleva male. Ogni tanto i garibaldini reagivano disarmando le guardie svizzere perché li facevano veramente morire di fame tanto che noi nei nostri campi organizzavamo delle collette per dar da mangiare ai garibaldini.